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AUSTRALIAN OPEN 2017

Ultimo Aggiornamento: 03/02/2017 10:57
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29/01/2017 15:27

SONO FELICE

"Avete mai sentito di qualcuno che era felice mentre stava morendo? Forse quell'alpinista, l'ho letto sul giornale, che è arrivato su e non è più tornato giù. Ha raggiunto il suo scopo. Oppure quel sub che è andato giù e non è più tornato su. Ha fatto il suo record personale. Forse un sorriso gli è scappato. E poi ci sono io alla fine di questa storia... eccomi. Vi sembrerà strano ma, anche se sto per morire, sono felice".

Così iniziava un film di Aldo, Giovanni e Giacomo, storico trio comico del nostro paese. Il film s'intitolava "Chiedimi se sono felice" e raccontava la storia di tre amici per la pelle che avevano un sogno in comune: portare in scena una commedia teatrale. Ma, sul più bello, qualcosa si rompe, non vi starò qui a spiegare cosa, ma quello che accade è un colpo al cuore: niente commedia, il sogno è finito prima ancora di cominciare. Ma nonostante questo, c'è uno dei tre che non molla, passa tre anni a pianificare e preparare il modo per mettere in scena quella commedia, per regalarsi e regalare quel sogno, ed alla fine superando scogli che sembravano insormontabili, lui ce la fa. La commedia finalmente è in scena.

Ecco come ho visto io la realizzazione di questo ennesimo "Fedal". Un sogno, ebbene sì. Uno sogno che io, come credo tanti altri, avevo in quel cassetto che sembrava non poter mai più aprirsi. Un cassetto che, dopo ogni anno, dopo ogni infortunio, veniva chiuso sempre di più con un altro giro di chiave. Ancora, e ancora, e ancora. Forzare quel cassetto sembrava impossibile. Per qualsiasi uomo. Ma sappiamo bene che gli eroi non sono persone ordinarie, loro fanno cose che nessuno può pensare, ipotizzare, immaginare. Forse qualcuno aveva anche smesso di sognare, non io. Per me quel sogno c'era, era vivo, forse un po' sbiadito come quando stai per svegliarti, ma c'era ancora. Un Fedal in una finale Slam, per l'ultima volta e non a Parigi. L'apoteosi sarebbe stata a Wimbledon, ma per come è arrivata ora, dopo tutto quello che entrambi i nostri eroi hanno passato nell'ultimo anno, il tutto assume un livello di grandezza, epicità, leggenda che forse neanche una nuova finale a Wimbledon, dopo mesi dal loro ritorno in campo, avrebbe potuto regalare.

Ed io sono felice. Ho pianto, sapete. Ho pianto perché Rafa mi ha emozionato durante tutto il torneo, per la fame e la voglia di lottare che ha messo dentro al campo in ogni partita, fino all'ultimo. Ho pianto perché perdere così fa male, dopo essere stato avanti di un break nel quinto, con un nastro che porta fuori un dritto incrociato che sarebbe stato vincente o quasi in una situazione di un game ai vantaggi con vantaggio suo, in una fase in cui si stava soffrendo in ogni turno di servizio, mentre Federer vinceva i suoi in un minuto. Lì, dopo quel punto, ho capito che non avrebbe mai vinto quella partita. Sul 4-2 sarebbe stato diverso, ma magari anche no, non lo sapremo mai ed è giusto così. Ma ho pianto soprattutto perché io ho realizzato un mio sogno, chiuso a doppia, tripla mandata in quel maledetto cassetto.
La leggenda intorno a questi due eroi, fenomeni, angeli del tennis, si è arricchiata. E, da tifoso di Nadal, lasciatemi dire una cosa che sembrerà patetica: è giusto che abbia vinto Roger. Dopo quel 2009, dopo quelle lacrime, il cerchio si è chiuso. Rafa resta nettamente avanti nei numeri di questa rivalità, ma l'ultima cosa che tutti noi guardiamo in questa che definire semplice rivalità sarebbe riduttivo, è proprio i numeri.

Loro hanno segnato un'epoca, hanno scritto pagine indimenticabili, "distrutto coronarie", hanno realizzato vere e proprie poesie. Ci si potrebbe scrivere un film su questa finale, su come ci si è arrivati, le implicazioni che portava con sé, o se preferite un romanzo, visto che di cose da dire ce ne sarebbero così tante che forse in un film non entrerebbero tutte.

A fine match ero distrutto, non volevo nemmeno seguire la cerimonia, ma mi sono detto: "e no, è l'ultima volta, l'aspettavi da quasi sei anni, avevo detto che non ti interessava del risultato, volevi solo veder realizzato il tuo sogno". Le due palle break nell'ultimo game mi avevano ridato una speranza, vederla svanire, è stata l'ultima "pugnalata" al cuore. Ma sapete quanto è durato quel momento di scoramento? Esattamente 10 minuti. Perché vederli lì, uno accanto all'altro, con ognuno che loda l'altro che è davvero felice per l'altro, è una cosa che non ha prezzo e che mi ha fatto tornare nello stato d'animo che avevo prima del match. Lo stato d'animo di chi ha realizzato un sogno. Io scrivo anche delle canzoni, in una c'è un verso che dice "ciò che conta è il viaggio, e non dove ci porterà". E ciò che contava, oggi, per me, era il viaggio. Vivere il viaggio. Godermelo con l'anima, dopo averlo sognato per così tanto tempo.

Ecco perché anche se Nadal ha perso, anche se questa potrebbe essere stata l'ultima possibilità di vincere uno slam della sua carriera, anche se il record di diventare il primo tennista dell'era Open a vincere almeno due volte tutti gli slam è sfumato per la terza volta a Melbourne, anche se è stata una sofferenza che non ha portato all'urlo liberatorio finale, io sono felice. Io sono davvero felice e grato a questi due eroi, felice e grato di aver vissuto nella loro era, felice e grato a questo sport che ha riportato Roger a vincere uno Slam, il diciottesimo di una carriera leggendaria, irripetibile. Una favola, come nei sogni più belli, quelli in grado di sfondare a forza di carattere e personalità quel cassetto che non voleva aprirsi.

Certo, magari sarebbe stato meglio che il diciottesimo fosse arrivato nel 2014 e 2015 nelle finali perse con Nole e che oggi lo avesse vinto Rafa, che ne meriterebbe un altro anche lui per il gran carattere che ha, un esempio di dedizione e di forza di volontà incredibile.

Ma forse no, è meglio così.

D'altronde, perché mai chiedere qualcosa di diverso se alla fine di tutto "anche se sto per morire, sono felice?".

Grazie di tutto eterni eroi, eterni compagni di emozioni, perché anche se vi sembrerà impossibile, io vi voglio davvero bene.
E sono felice. Tanto.
[Modificato da god ikki 29/01/2017 15:30]
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