Credo ci siano tre spiegazioni prevalenti.
Primo, il livello delle coppie che si giocano il Masters ogni anno è più o meno quello, su sedici partecipanti almeno undici o dodici sono gli stessi, solo mischiati.
Un anno Melo gioca con Soares, l'anno dopo gioca con Kubot, Soares va da J. Murray che molla Peers, che quindi si prende Kontinen, e così via.
Fondamentalmente ci sono venti doppisti (o poco più) al mondo che sono abbastanza intercambiabili, non è come nel singolare, dove Roger, Rafa, Nole e in maniera minore Murray hanno scavato un solco enorme tra loro e gli altri.
Nel doppio i numeri uno sono più forti degli altri, ma fondamentalmente se beccano due avversari mezzi sconosciuti in giornata di grazia e perdono, nessuno si stupisce più di tanto.
Secondo, l'età media dei doppisti è alta, molti giocano il doppio con continuità solo dopo aver chiuso la carriera in singolare.
Quindi è più difficile giocare bene con continuità per un anno intero, mentre nel singolo torneo è più facile mostrare la propria forza.
Prendiamo Stepanek e Paes. Facevano più di ottant'anni in due quando giocavano insieme, hanno vinto gli Australian Open perché la loro manina non ce l'aveva nessuno, ma di certo non erano i numeri uno del mondo, nè potevano reggere una stagione intera ad alti livelli.
Terzo, i pochi singolaristi che si dedicano al doppio, lo fanno a tempo perso. Prendi Harrison, che si è messo con Venus. Non so come sia andata la loro stagione, non li ho seguiti (so che hanno vinto il RG), ma magari non avevano nemmeno iniziato l'anno insieme.
Il singolarista gioca il doppio quando può, non lo fa con metodo, come un Melo a caso.
Quindi anche un doppio di qualità che ha un singolarista finisce in una posizione del ranking più bassa rispetto a quella che meriterebbe, possibilmente, perché la programmazione mette in primo piano il singolare e non il doppio.
Insomma, tutta 'sta pappardella per dire che è abbastanza normale che i numeri sette o i numeri otto passino il girone.