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As Good As A Slam

Ultimo Aggiornamento: 16/05/2011 13:01
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15/05/2011 18:41

Siore e siori, vette impensabili raggiunte nel nuovo appuntamento con la rubrica "As Good As A Slam".

Cominciamo con un particolare episodio legato alla premiazione della Racchetta d'Oro (assegnata quest'anno a Monica Seles e Ken Rosewall), che ha visto coinvolta Raffaella Reggi e di cui ci racconta Ubaldo Scanagatta.


ROMA _ “Raffaella, non sei ospite gradita stasera alla cena della Racchetta d’Oro dove saranno premiati Ken Rosewall e Monica Seles”. Questo il senso della telefonata fatta intorno alle 18 di ieri pomeriggio da Lea Pericoli ad una allibita Raffaella Reggi.

Raffaella era stata invitata dalla sua vecchia amica Monica Seles a farle compagnia. Lì per lì è rimasta impietrita per aver ricevuto una chiamata di quel tipo: “Ma come Lea, non mi ha mai telefonato in tanti anni e ora ti presti a farmi una telefonata del genere? Non ho parole…sennonchè non è un problema per me…se non mi volete non vengo. Avvertirò Monica…”. Com’era prevedibile appena Monica, grande campionessa e persona di straordinaria serietà, ha saputo di quella telefonata ha avvertito la Federtennis che pur essendo venuta a Roma apposta, non sarebbe andata alla cena nemmeno lei.

Panico generale in casa Fit perché già era venuto a mancare l’altro premiato, Ken Rosewall (leggi l’altra flash) colto da un malore che aveva consigliato il suo trasferimento all’ospedale San Camillo, e se fosse mancata anche Monica….Alla fine la Federtennis ha dovuto venire a miti consigli e pur di avere la Seles è stata invitata anche Raffaella. Non solo a cena ma anche in prima fila sul “centrale”, mentre giocavano Nole Djokovic e Andy Murray.

Il padrone di casa, il presidente federale Angelo Binaghi, ha invece deciso inopinatamente di disertare la cena. Chissà, forse doveva preparare la conferenza stampa di stamani dove, tanto per cambiare, ha fatto un bilancio entusiastico del suo decennio da presidente _ salvo che per i risultati tecnici e soprattutto le prospettive future _ dimenticando di ricordare che dopo il ventennio di presidenza Galganiana lui si era candidato alle elezioni cavalcando (insieme all’oggi odiato e radiato nemico Panatta) una campagna nella quale uno dei punti cardine era che un mandato presidenziale non avrebbe dovuto durare più di due quadrienni.

Sappiamo tutti bene che ai politici non è chiesta anche la coerenza. Soprattutto nel nostro Paese.

Difatti in conferenza stampa oggi Binaghi ha confermato _ fra una boutade polemica e l’altra al mio indirizzo di cui potete trovare traccia in altro articolo _ la sua intenzione di ripresentarsi anche per il quadriennio 2013-2016 (dove certamente non avrà candidati avversari, visto che a seguito di una machiavellica modifica statutaria l’eventuale candidato alternativo dovrebbe procurarsi l’avallo preventivo di ben 300 circoli di tennis divisi in almeno 5 regioni italiane (con un minimo di 10 per regione), 20 tecnici (in rappresentanza di minimo 5 regioni, almeno 3 per regione) e 200 atleti (almeno 15 per ciascuna regione).

Quale club, quale tecnico, quale atleta, avrà mai l’incoscienza di dichiararsi contro chi detiene il potere federale …e non solo? Il non solo, vi assicuro, non è poco. Pensateci un po’.

Insomma tutto lascia pensare che dovremo tenerci Binaghi presidente della federtennis per 16 anni (sono semrpe meno di quelli di Galgani ma…) insieme ai suoi sogni donchisciotteschi di “scalzare” Wimbledon, Roland Garros, Us Open, Australian Open che hanno fra i 19 e i 43 campi da tennis, dagli 11 agli oltre 20 ettari, contro gli 8 campi e i 2 ettari del pur bellissimo e suggestivo Foro Italico. Quando gli ho suggerito di misurarsi piuttosto con gli altri Masters 1000 (Miami, Indian Wells, Madrid , Montecarlo, Open del Canada, Cincinnati, Shanghai, Parigi-Bercy più la Masters Cup) Binaghi ha risposto come è stato debitamente trascritto in altro articolo su questo sito. E non c’è bisogno di ulteriori commenti.

Ubitennis




Per poi passare all'evento più atteso, la conferenza stampa di fine torneo del presidente FIT [SM=p2520745] di cui si è occupata sempre ubitennis (o meglio, è la mia unica fonte [SM=x1979796] ).


L’impossibilità di proporre registrazioni audio delle conferenze stampa degli Internazionali BNL d’Italia ha obbligato a un complesso lavoro di “sbobinamento” della lunghissima conferenza stampa di Angelo Binaghi, tradizionale appuntamento di fine torneo. Il lavoro è comunque stato utile, vuoi per la vastità degli argomenti, vuoi per capire in quale direzione va il più importante torneo italiano. E per segnalare che l’unico momento di tensione si è registrato in occasione dell’intervento di Ubaldo Scanagatta. Eccosa cosa è successo.

Scanagatta ha preso la parola facendo i complimenti all’organizzazione per la coreografia dell’impianto, notevolmente migliorata. Poi ha ribadito un concetto già espresso sulle pagine di Ubitennis: è fuorviante parlare di Roma come quinto Slam, soprattutto se si prende in considerazione lo spazio del Foro Italico (circa i 2 ettari contro i 20 di Wimbledon e Australian Open) e del numero di campi a disposizione (11 tutto compreso, contro i 25, 30, 40 di altri tornei). Secondo Scanagatta sarebbe opportuno relazionarsi con gli altri Masters 1000, soprattutto perché ce ne sono alcuni con strutture oggettivamente superiori a Roma. Al termine del preambolo, stava per effettuare la sua domanda su aspetti tecnici. “E’ vero che nel 2002 non ci si poteva aspettare di vincere il Roland Garros, ma è anche vero che in 10 anni di presidenza che diventeranno 16 potevamo aspettarci…” Quando Binaghi è intervenuto dicendo: “Bè se diventeranno 16 dipende da te, magari ti candidi come ha fatto Tommasi…”. Scanagatta: “Io non riuscirei a raccogliere 300 club che sottoscrivono la mia condidatura…”. Binaghi: “Magari ne raccogli molti di meno, soprattutto se continui a sperare che il tennis italiano abbia meno speranze e meno prospettive”.
Scanagatta: “Sto facendo una domanda che non è personale, perché se avessi dovuto fare questo avrei menzionato altre cose che vengono fatte qua o dei 25 punti che un’associazione internazionale di stampa vi farà pervenire in merito a cose che qui non funzionavano a livello di comunicazione. Rifacendomi a una domanda di Valesio…Binaghi: ”Noi andiamo molto bene, complessivamente sono molto soddisfatto dal tennis italiano. I nostri ragazzi e le nostre ragazze fatto settimanalmente il loro dovere con grande sacrificio, sono degli esempi sia a livello italiano che mondiale per quello che fanno”. Scanagatta: “Allora non mi sono spiegato: non sto parlando della 30enne Schiavone o 28enne Pennetta: per il futuro che prospettive ci sono?” Binaghi: “Ottime prospettive: ti invito ad andare a rivederti quello che dicevano quelli come Scanagatta nel 2002 sulle nostre ragazze o sulle prospettive degli Internazionali di Roma. A me basta, nei prossimi anni, avere la metà dei successi che abbiamo avuto rispetto a quello che dicevano loro nel 2002. Capisco che la tua speranza sia che le cose vadano in modo diverso, ma io combatto affinchè ve ne facciate una ragione. Con me sono gran parte di quelli che seguono il tennis italiano in modo onesto, con passione, e giorno dopo giorno lavorano per migliorare le prospettive dei nostri giocatori e l’organizzazione del torneo di Roma. La grande forza del tennis italiano è che quelli come te stanno fuori dal nostro sistema e che all’interno ci siano partner come la CONI Servizi, grandi aziende come BNL e oramai tutti i mezzi di comunicazione come RAI e Italia 1 e tutti i giornalisti seri e onesti che ci sono in Italia”.

Ecco cosa è successo prima e dopo l’intervento di Ubaldo Scanagatta. Dopo la presentazione di Giancarlo Baccini, Direttore della Comunicazione FIT, ha preso la parola Angelo Binaghi che ha parlato per 12 minuti. “Credo che vi siate divertiti. E’ stata una settimana molto intensa. Ringrazio i protagonisti di questa lunga cavalcata. Inizio con i giocatori, che hanno offerto uno spettacolo di altissimo livello. La CONI Servizi e i direttori, in ordine alfabetico Baccini, il sottoscritto e Palmieri. Abbiamo anche litigato meno del solito (interviene Baccini: “Non abbiamo avuto il tempo”), ormai siamo una squadra collaudata. E abbiamo avuto una grande visibilità in TV. La splendida anomalia di questo torneo è stata la grande presenza di bambini e ragazzi, molti di più rispetto anche a tornei più importanti di questo. Per questo la crescita vale ancora di più. E poi i nostri Centri Estivi hanno un 25% in più di adesioni”. (In merito a questo, dobbiamo dire che non ci pare ci fosse la coda davanti al gazebo approntato vicino al campo di Beach Tennis, curato da Roberta Corzani – dipendente del Comitato Regionale Lazio e moglie del segretario generale Massimo Verdina – per raccogliere le adesioni ai Centri Estivi).

Si è poi parlato di spettatori: al cifra totale è stata inferiore rispetto al 2010 (meno di 160.000 presenza contro 176.000), ma il dato soddisfa in pieno Binaghi. “Il delta negativo è apparente. Intanto perché abbiamo avuto più abbonati, la cui cifra deve essere moltiplicata per 15 sessioni di gioco contro le 27 dell’anno scorso. E poi tanti abbonati non venivano a seguire il torneo femminile. Insomma, la crescita si può quantificare intorno alle 15-20.000 presenze”. L’incasso è stato di circa 4 milioni e mezzo di Euro, con una crescita di 900.000 euro. C’è poi l’argomento televisivo, molto caro alla Federazione da quando ha lanciato il progetto SuperTennis: “La crescita del tennis in Italia va avanti dal 2002 grazie al rapporto con la CONI Servizi. Un’ulteriore spinta arriva grazie a SuperTennis. Dobbiamo ringraziare la RAI: senza il loro aiuto non saremmo riusciti a realizzarlo. E ringraziamo anche il consorzio Mux 77, che ci garantisce una vasta copertura sul digitale terrestre. I dati di ascolto sono strabilianti. E grazie allo switch off previsto in Toscana e nella costa adriatica, anche senza una particolare promozione, cresceranno del 20%. In poco meno di 3 anni è stato creato uno straordinario veicolo di promozione. E gli ascolti, giorno su giorno, sono stati di gran lunga superiori a canali più blasonati come Eurosport, che come sapete ha trasmesso il torneo in italiano. Contro i nostri interessi, abbiamo acconsentito che Eurosport trasmettesse in italiano"

Al termine del preambolo, è giunto il momento delle domande dei giornalisti. Il primo a intervenire è stato Vincenzo Martucci della Gazzetta dello Sport, il quale ha chiesto un’opinione a 360 gradi su quello che succederà di questo torneo.
Binaghi ha dato una risposta di 11 minuti: “Nei momenti in cui la situazione non era rosea, le tue posizioni erano critiche e propositive. Ogni anno le osservazioni dei giornalisti sono state uno spunto per migliorare il torneo. Il futuro: la data è ottima, in verità ci sono state alcune giornate in cui faceva troppo caldo. Ma difficilmente troveremo otto giorni di sole splendido come accaduto quest’anno. Essere così avanti in calendario, tuttavia, ci consente di valorizzare la sessione serale. Margini di crescita: possiamo migliorare molto. Lo stress del combined è stato molto alto, nonostante ci fossimo preparati con la CONI Servizi. Alcune cose sono migliorabili, dovremo arrivare più pronti all’inizio del torneo. Il fatto che il torneo guadagni così tanto ci consente non solo di far migliorare il tennis italiano ma anche al CONI di vedere il nostro torneo come una fonte di investimento positivo. Spero che ci sia la volontà di investire nelle strutture. Possiamo certalmente ampliare il “site”, creare qualche campo in più per gli allenamenti, acquisire nuove aree. Di più: Roma 2020 dovrebbe consentirci di coprire il campo centrale e dotare l’attuale struttura provvisoria di una vetrata che farebbe vivere il Foro Italico in modo ancora più approfondito. Questi sono problemi “interni”. Ci sono poi quelli “esterni”: tanti amici, soprattutto del meridione, mi hanno detto che a un certo punto dovevano abbandonare l’impianto perché non c’è un buon sistema di mezzi pubblici che collegano il Foro Italico al centro città. Il Comune di Roma ha già fatto tanto, ma potrebbe vedere questo torneo come uno strumento di sviluppo per la la città. Auspico nuovi parcheggi e certamente un sistema di trasporti e pullman che venga incontro agli appassionati. Insomma: dobbiamo acquistare aree ma anche l’amministrazione comunale può contribuire alla crescita di questo torneo”.
“Cosa possiamo fare? Oltre a coinvolgere l’amministrazione, credo che ci sia un problema politico su chi governa il tennis. Io non condivido l’attuale sistema, ma sono certo che 5-6 anni fa nessuno avrebbe scommesso un centesimo sul fatto che oggi staremmo discutendo su un torneo combined. Se uno ci crede è giusto che combatta, specie con dei partner importanti come i nostri. E nel mio ruolo io ho il dovere di crederci e combattere. Il merito è anche del Consiglio Federale: un gruppo di amici, competenti, che mi permette di sbagliare il meno possibile”.

Interviene Piero Valesio di Tuttosport, che pone una domanda di tipo tecnico: secondo lui è mancato il risultato-boom di un italiano e dunque chiede tra quanto tempo avremo quello che è mancato nel 2011.
“Se nel 2002 mi avessero chiesto delle prospettive e se avessi parlato di una vittoria al Roland Garros e di essere Campioni del Mondo a squadre, probabilmente ci saremmo messi a ridere. Credo che la prestazione dei nostri tennisti, paragonate le diverse situazioni che abbiamo tra maschile e femminile, sia stata buona. Tra i nostri giocatori di punta, Pennetta, Fognini e Vinci si sono presentati in condizioni fisiche non perfette. I nostri numeri 1 sono andati bene: Starace ha vinto due partite contro pronostico, mentre la Schiavone è arrivata nei quarti: essendo un campionato del mondo è un risultato di assoluto valore. Francesco Ricci Bitti, uno che per ovvi motivi non si può sbilanciare, mi ha detto che l’Italia è tra le 10 superpotenze del tennis mondiale. Questo risultato è ovviamente una media tra il femminile, dove siamo tra le prime 3-4, e il maschile, dove siamo nella prima dozzina. Sul piano organizzativo siamo ancora più avanti. Nel sistema sportivo italiano, dove facciamo i salti di gioia se arriviamo ottavi nel medagliare olimpico, credo che il tennis sia nella parte alta della classifica. E dobbiamo scontrarci con superpotenze come Russia e Cina, che 30 anni fa non esistevano”.

Gli hanno chiesto se non sarebbe meglio avere un tabellone a 64 giocatori e non a 56, il che consentirebbe di avere i migliori in campo già nelle prime giornate.
“Per noi sarebbe auspicabile, perché certamente aumenterebbero gli incassi e l’affluenza. Ma non so se dal punto di vista tecnico sarebbe positivo. Con il torneo di Madrid così a ridosso, dare 2 giorni di riposo ai finalisti di Madrid consente loro di presentarci al massimo e ci dà la possibilità di avere la stessa finale, come poi è accaduto. Non so se con il tabellone a 64 sarebbe successo altrettanto, anche se sono degli atleti straordinari. Insomma, non credo che gioverebbe al nostro torneo"

Vincenzo Martucci ha ripreso la parola, chiedendo se c’è in cantiere il progetto di portare qualche altro torneo ATP in Italia: “Prima ne avevamo 9, magari adesso 3 sarebbe una buona soluzione. Monte Carlo è ormai diventato il torneo del nord Italia”.
“Noi stiamo bene. Abbiamo un bilancio in utile che ci permette di fare un business plan pluriennale. Dobbiamo vedere come investire questi soldi per contribuire alla crescita del tennis italiano. Questo discorso esiste da tempo, anche se noi c'è il problema dell’impiantistica carente. Qui c’è Roberto Commentucci che sta portando avanti due progetti legati ai campi veloci e ai campi coperti. Noi siamo un paese che gioca troppo sulla terra battuta, poi i nostri giovani hanno delle limitazioni nei periodi di grande piovosità. La TV è stato un progetto vincente: avevamo 10 lire in banca, abbiamo verificato che avrebbe retto per 3 anni senza alcun incasso pubblicitario. Male che vada avremmo avuto uno strumento di promozione a saldo zero. Invece la TV ha fatto più di quello che doveva e le lire in banca sono diventate 20. Ogni tre anni non è facile trovare idee che possano essere fruttifere come quella della TV. Un altro torneo ATP è un’idea interessante ma va relazionato ad altri strumenti di promozione: dovremo fare un’analisi di costi e benefici e verificare cosa ci converrà fare. Siamo in scadenza di mandato, è il periodo in cui dobbiamo tirare le somme, dare delle prospettive di medio termine con programmi pluriennali. Un altro torneo è un’ipotesi affascinante, interessante, ma anche molto costosa. Il calendario è intasato, non so se sarebbe una cosa positiva. Bisogna anche tener conto che noi siamo sottodimensionati rispetto alla nostra crescita. Abbiamo fior di professionisti che lavorano molto, anche oltre i loro compiti, per puro spirito di abnegazione, poi abbiamo messo sotto contratto Cierro, Valeri e stiamo discutendo con Tathiana Garbin"

Roberto Commentucci ha domandato se fosse il caso di incentivare ulteriormente gli aiuti per i nostri giovani.
"E’ un’arma a doppio taglio. Negli anni passati abbiamo visitato i centri tecnici degli altri grandi paesi europei: Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania. I contributi che siamo ai nostri migliori giovani sono superiori a quelli elargiti dalla federazione spagnola. Poi c’è una Schiavone che da giovane ha avuto zero a differenza di un Seppi (e chi è arrivato dopo di lui), sostenuto con decine di migliaia di euro. Ma i risultati della Schiavone, anche se arrivati più tardi, non sono paragonabili. E’ giusto e corretto che la FIT sostenga i suoi giovani, ma entro certi limiti. Barazzutti diede la svolta alla sua carriera quando andò a giocare un satellite in medio oriente e aveva la necessità di vincere le partite, altrimenti sarebbe rimasto senza soldi per mangiare. Senza arrivare a questi estremi, è indubbio che la Schiavone abbia avuto i giusti stimoli finanziari. Se questo fosse il problema lo risolveremmo, ma non sono certo che sia così"

L’ultima domanda riguarda proprio la Schiavone: si chiede a Binaghi se la rinuncia della Schiavone alla trasferta di Fed Cup sia un episodio isolato o se ci si debbano aspettare altre rinunce.
“E’ assolutamente un episodio isolato, peraltro già avvenuto qualche anno fa. Si giocava contro la Cina a Castellaneta Marina: per lei era un momento particolare, stava cambiando coach. Mi chiamò e ne parlammo. Al turno dopo giocò la sua miglior partita battendo la Kuznetsova, andammo in finale e poi vincemmo l’anno dopo. L’idea avuta da Francesca in questa occasione è stata la migliore per arrivare a Roma e Parigi nelle migliori condizioni. Sugli effetti ne discuteremo dopo Parigi". (Anche se il senso delle risposte di Binaghi non cambia, il presidente ricorda male: nel 2007 dopo la Cina affrontammo la Francia, con la Schiavone fede 3 punti, poi perdemmo in finale dalla Russia. E l’anno dopo perdemmo al primo turno contro la Spagna. La vittoria contro la Kuznetsova cui fa riferimento risale al 2009).

Riccardo Bisti




Io non ho avuto l'immenso piacere di leggerla e penso che lo farò solo in serata, ma sono certo che i contenuti non faranno altro che sottolineare e legittimare la professionalità ed il prestigio organizzativo della FIT e degli Internazionali.

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