Nel 2001 l'Atp introdusse la Race, la classifica basata solo sui risultati stagionali dei giocatori, sperando poi che andasse a sostituire all'Entry System. A 9 anni di distanza riconosce il fallimento facendo marcia indietro.
Nel 2001, quando l’ATP ha deciso di prendere il sistema operativo alla base per l’individuazione delle classifiche e di sostituirlo con la Race, molti amanti del tennis, tra cui il sottoscritto, furono dubbiosi.
Il braintrust dell’ATP credeva che la Race, partendo dal 1° gennaio, avrebbe creato interesse durante l’intero anno per la ricerca del No.1, come nel caso della Formula Uno. Purtroppo non avevano capito che nel tennis, i tifosi prima di tutto si concentravano sui risultati dei quattro tornei del Grande Slam.
Promuovere la Race e oscurare la classifica (ora ribattezzata Entry System) fu una scelta sbagliata, perché la classifica era stata a lungo fondamentale per le teste di serie e per l’ingresso ai tornei.
Infatti, l’ATP ha continuato a utilizzare la classifica basata sui risultati degli ultimi 12 mesi per l’entry list e il seeding. Quasi subito, i difetti della Race furono evidenti, quando la classifica fu l’unico modo per spiegare perché il No.125 del mondo Goran Ivanisevic, vincitore di quell’edizione, avesse bisogno di una wild card per entrare nel tabellone principale di Wimbledon nel 2001.
Si è dovuto aspettare il 2007 perché l’ATP riconoscesse la sua iniziativa come mal concepita e facesse risorgere il Ranking dandone maggiore risalto rispetto alla Race.
Ora, dopo tre anni di convivenza tra Ranking e Race, l’ATP ha deciso di eliminare la Race che non è più disponibile sul suo sito web.
“Come parte delle nostre modifiche all’ATP World Tour, abbiamo cercato di introdurre un unico sistema di classifiche che è più facile da seguire” è la dichiarazione su ATPWORLDTOUR.COM. “A volte i due simultanei sistemi di classifica sono stati confusi dai fan. Il Ranking ATP rappresenta il DNA di questo sport”.
Nonostante l’eccellente prodotto, l’ATP ha sempre fallito i suoi tentativi di rivoluzionamento, come dimostra il fiasco Ranking/Race. C’è stata anche la modifica del nome da ATP Tour (1990-2000) a ATP (dal 2001 al 2008) e quest’anno a ATP World Tour, ben visibile con la parola inglese World, nonostante soli nove tennisti (Murray, Roddick, Hewitt, Querrey, Blake , Isner, Fish, Luczak e Ginepri) dei primi 90 giocatori del mondo hanno l’inglese come prima lingua.
Inoltre, ha rinominato i championships di fine anno da ATP Tour World Championship (1990-1999) a Tennis Masters Cup (2000-2008) e quest’anno a ATP World Tour Finals.
Alla fine chi ne esce meglio da tutti questi ritocchi nella terminologia dell’ATP è proprio il WTA Tour che ha sempre messo in evidenza il Ranking, ma ha mantenuto la Race come utile integrazione, non ha cambiato il suo nome (mantenendosi in linea con il PGA del golf e LPGA Tour) e il Master di fine anno ha continuato a chiamarsi il Tour Championships, con indennità di fatto per lo sponsor tour del momento. La WTA ha gestito i suoi affari senza ossessioni compulsive da cambiamento che non è stato di certo il modus operandi dell’ATP, ah scusate dell’ATP World Tour!