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Ultimo Aggiornamento: 23/06/2021 17:25
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18/11/2010 19:43

La notizia è arrivata a qualche giorno dalla sua sfida del cuore. Si, perché Tathiana Garbin è cresciuta sui campi del TC Mestre, prossimo avversario del suo TC Viterbo in Serie A1. Un'avventura iniziata nel 1980, ad appena tre anni di età, quando si giocava ancora con le racchette di legno “Ho iniziato guardando i miei genitori, ero portata per lo sport. Ho anche vinto diverse gare di sci, ma poi ho scelto il tennis anche perché arrivavo al circolo in bicicletta…”. L'avventura è giunta al capolinea. Il prossimo Australian Open sarà l’ultimo torneo in singolare della simpatica “Tax”, anello di congiunzione tra due generazioni che hanno gloria al tennis italiano in rosa. Tathiana c’era ai tempi di Silvia Farina e Rita Grande, c’è stata con Flavia Pennetta e Francesca Schiavone. Non ha assaporato la gloria della Fed Cup (nel 2006 era la quinta giocatrice, c’è traccia di lei nelle foto ricordo) ma si è costruita una splendida carriera, coronata dalla 22esima posizione WTA (nel Maggio 2007, a quasi 30 anni!) e dal successo su Justine Henin, allora numero 1, al Roland Garros 2004. Fu la prima italiana di sempre a battere la numero 1 del mondo. Ha vinto un solo titolo WTA (Budapest 2000), ma si è aggiudicata ben dieci tornei ITF (l’equivalente dei challenger), l’ultimo un paio d’anni fa a Roma, presso l’Antico Tiro a Volo. E' anche stata per due volte numero 1 d'Italia: nel 2000 e poi, a sorpresa, nel suo magico 2007 (anno in cui ha raggiunto gli ottavi a Parigi, suo miglior risultato in uno Slam).

Interprete di un tennis in estinzione

“Giocherò ancora l’Australian Open poi dirò addio, almeno in singolare” ha detto a “La Nuova Venezia” “Giocherò ancora qualche torneo in doppio. E’ stata una scelta ragionata perché devo fare i conti con le mie condizioni fisiche, non voglio trascinarmi pur di restare sul campo da tennis”. A 33 anni è giusto così. Saluterà una ragazza simpaticissima, benvoluta da tutti, ma soprattutto in grado di esprimere un tennis di qualità, ove per qualità si intende il giusto mix tra eleganza ed efficacia. Prima che la Henin tornasse a giocare, c’è stato un momento in cui soltanto sei top 100 giocavano il rovescio a una mano. Quattro erano italiane: Schiavone, Vinci, Brianti e appunto Garbin (le altre erano Suarez Navarro e Barrois). L’addio di Tax intristisce anche per questo: se ne va una delle ultime esponenti di un tennis classico, pieno di fascino, dei maestri che ti dicono “Affiancati prima di colpire”. Tra gli uomini c’è ancora Federer, poi ogni tanto appare un Llodra a ricordarci la bellezza del tocco. Tra le donne non è così. Sono proprio le italiane l’ultimo baluardo di un tennis che non c’è più e che forse non tornerà. La Garbin ha dimostrato di essere competitiva anche senza essere un fascio di muscoli e senza tirare catenate a occhi chiusi.

Quello spavento per la tiroide

Si è tolta belle soddisfazioni, anche se non è mai andata vicina a realizzare il suo grande sogno: vincere il Roland Garros. “Ma alla fine ci è riuscita Francesca Schiavone ed ho vissuto la stessa grande emozione. Sono tornata a Parigi apposta per vedere la sua finale ed abbiamo festeggiato insieme”. Il bello di Tathiana è che non ci si ricorda un’immagine in cui non sia sorridente. Eppure la sua carriera non è sempre stata semplice. Nel 1999 decise di crescere. Si, di crescere. Ha viaggiato per un anno completamente da sola, senza coach, per imparare a cavarsela da sola. Viaggiò dappertutto, e per un intoppo burocratico rimase un paio di settimane in Thailandia. Trovò appoggio in un giocatore del posto, si sono allenati insieme, hanno girato il paese in moto. “E poi gli ho regalato due delle tre racchette che avevo. Dovevo sdebitarmi”. Un esempio, quello di Tax, che dovrebbero prendere tanti giocatori impelagati in scelte facili ma poco improntate al sacrificio. Sacrifici che sono stati ripagati dalla buona sorte quando, qualche tempo dopo, le diagnosticarono un nodulo alla tiroide. Sgomento, paura in famiglia, operazione immediata. Era benigno e Tax ha ripreso a mulinare in giro per il mondo. Gli infortuni che hanno accompagnato il resto della sua carriera devono essergli sembrati uno scherzo. “In effetti ne ho passate di tutti i colori” raccontava qualche anno fa “Non basterebbe un quaderno per raccontarle tutte. Però sono una che scende in campo anche se non sta bene, sto zitta e gioco. E se perdo è perché la mia avversaria è stata più brava”. Ma in 427 occasioni è stata più brava lei, la dolce Tathiana da Mestre. 427 come sue vittorie nel circuito, che diventano 709 se consideriamo il doppio. Un dato straordinario, che vale la pena ricordare a quel tecnico federale che la tranciò quando aveva appena 16 anni: “Ma non vedi che le altre migliorano e tu no?”. Tathiana stette male, ma anni dopo ebbe la forza di perdonarlo. E' da questi particolari che si giudica una giocatrice, direbbe De Gregori.


Grande Tatiana..
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